Cure veterinarie al tempo dell'inflazione
Una nuova ricerca di CM Research riporta
dei dati piuttosto preoccupanti. A causa della spinta inflazionistica, che
tutti i paesi stanno vivendo, i proprietari di pet - propet – hanno seria
difficoltà a pagare le spese veterinarie.
CM Research scrive sul proprio
portale che un propet su quattro dichiara di essere molto preoccupato in quanto
teme di non essere in grado di far fronte alle spese veterinarie. Tale ricerca è stata condotta in diversi paesi
come Regno Unito, Spagna, Italia, Giappone, USA, Francia e Germania.
Continua CM Research scrivendo che
le persone intervistate includono, tra le maggiori preoccupazioni per il futuro,
le spese sanitarie per il proprio pet.
Solo un terzo dei propet si
vedono disposti e capaci a pagare più di 100€ per le spese veterinarie senza
che venga intaccata la loro capacità di spesa per aspetti vitali come mutuo,
affitto, spesa alimentare, etc.
I veterinari, dei suddetti paesi,
segnalano che la maggior parte dei clienti cerca di rimandare la visita, magari
ricorrendo a consulenze online o altri espedienti. Ancora, i veterinari
segnalano che solo un cliente su tre non riporta difficoltà per il pagamento
della parcella.
Nel Regno Unito i veterinari
segnalano che il 62% delle eutanasie è legato a fattori economici:
impossibilità di proseguire le cure o tentare approcci distinti per un pet
malato. inoltre il 58% dei veterinari
segnala che sono “costretti” ad offrire cure con farmaci più economici rispetto
alla soluzione clinicamente ideale. Lo
stesso dicasi per soluzioni chirurgiche e nutrizionali.
Insomma il quadro che delinea CM
Research è che il mercato delle cure
veterinarie gioca a ribasso.
Ovviamente noi crediamo che i
dati diffusi da CM Research sono
assolutamente attendibili e sappiamo che CM Research è un’azienda capace di
effettuare ricerche di questo tipo, ma oltre ad una valutazione quantitativa
deve essere effettuata una qualitativa.
È un dato di fatto che l’economia
mondiale sta affrontando un momento molto difficile e questo necessariamente si
riflette in tutti i settori, ma vediamo come l’elasticità dei beni di lusso è
molto minore rispetto ad altri settori ed anzi in alcuni casi è addirittura aumentata la spesa anche in periodo inflattivo.
Allargando la visuale possiamo
inferire che le spese veterinarie non rientrino tra le cose “fondamentali” come
ad esempio l’acquisto dell’ultimo smartphone o oggetti di lusso simili. Di
sicuro c’è un problema economico, ma c’è anche un problema culturale o di
percezione della salute del pet. Ed è su questo ultimo punto che bisogna
lavorare se si vuol costruire un futuro migliore per la veterinaria.
