Struttura veterinaria: quale futuro?
Nel nostro blog abbiamo già parlato di questo argomento, ma le prospettive
da cui si possono analizzare lo stesso tema sono diverse. Ricollegandoci alla ricercaANMVI possiamo affermare che si delinea sempre di più quale sarà il futuro
delle strutture veterinarie: ci sarà sempre di più l’esigenza di creare
strutture condivise. Per strutture condivise intendiamo luoghi dove ci sono più
figure: dal medico “generalista”, allo specialista, personale amministrativo,
etc. Va da sé che nasceranno cliniche veterinarie a vocazione “generalista”,
centri specialistici e così via.
Da una parte gli obblighi legali e fiscali: Privacy, Fattura Elettronica,
REV, Tessera Sanitaria, etc, obbligano la struttura veterinaria “tradizionale”
a dotarsi di personale amministrativo.
Dall’altra parte anche in Italia stanno nascendo o arrivando catene di
cliniche che cambieranno radicalmente il modo di lavorare.
La storia la conosciamo già, centro commerciale Vs centro storico, alimentari
Vs ipermercato, etc. Siamo consapevoli che il servizio e soprattutto il prezzo
che possono fare le grandi aziende sono di gran lunga diversi da quelli che
potrebbero fare piccole attività.
In accordo alla ricerca ANMVI, attualmente in Italia, la maggior parte
delle strutture veterinarie è gestita da uno o due soci, senza personale di
supporto. Questo paradigma è destinato a mutare.
Quindi cosa fare? Dipende da quale prospettiva si guarda! Il giovane
veterinario potrà e dovrà specializzarsi, come abbiamo già scritto in un altro articolo.
Specializzarsi vuole dire puntare su aspetti medici (neurologia, cardiologia,
etc) oppure puntare su aspetti manageriali, cioè nuove figure come “il veterinario manager”; chi invece è proprietario di struttura dovrebbe pian
piano iniziare a delineare la propria identità: siamo un centro specialistico? Siamo
una struttura generalista? E da li n poi iniziare a costruire la propria rete.
Per fare un esempio pratico una struttura veterinaria classica o
generalista dovrebbe iniziare ad organizzarsi per offrire servizi integrati:
Piani di Salute, Toelettatura, cessione del farmaco, etc. Iniziare cioè ad
offrire tutta una serie di servizi utili per i clienti e che permettano nuovi
introiti.
Per capire cosa stiamo dicendo basta guardare agli USA o il Messico, solo per fare due esempi, dove le strutture veterinarie nascono integrate a pet shop e offrono servizi di pensione, educazione, etc. Non stiamo dicendo di copiare alla lettera questo modello, ma di ragionare sull’evoluzione.
Uno dei grandi problemi del mercato italiano è che il cliente finale ha poca capacità di spesa. Da una parte sarebbe molto utile introdurre piani assicurativi che permettano al veterinario di lavorare meglio e più serenamente mentre dall'altra la partita si gioca sull'ottimizzazione dei costi. Quest'ultimo punto è un altro aspetto davvero importante.
